Sono stata un po’ a fissare il block notes bianco e non sapevo
da dove iniziare; non sono abituata a scrivere e preferisco
parlare, fin da bambina ero una chiacchierona.
Sono la quarta di sei fratelli e all’età di quattro anni, dopo
la morte di mio padre, sono stata affidata ai miei zii Caterina
e Simone.
Con loro ho trascorso un’infanzia serena, ero la piccola di
casa, i miei cugini Stefano e Cecilia erano grandi e mi coccolavano.
Stefano mi portava sul suo Ape colore verde militare,
ricordo anche i doni di santa Lucia e in particolare un
passeggino rosso e tante bambole, non mancava il carbone di
zucchero e tanti dolci.
Trascorrevo le mie giornate spensierate a Cividate Camuno
in Valle Camonica in provincia di Brescia: un piccolo paese
dove ci si conosceva tutti. Mi ricordo i carri trainati dai cavalli
e, a volte, mi sedevo in fondo al carro e mi lasciavo trasportare
per alcuni tratti di strada.
Nella contrada passavano le mucche che andavano ad abbeverarsi
alla fontana sotto la chiesetta di Santo Stefano e a
me facevano paura; ricordo gli anziani seduti fuori dall’uscio
di casa, li salutavo e mi fermavo a parlare con loro.
Un giorno si rifece viva mia madre e mi riportò a San Giuliano
Milanese; questo distacco mi lasciò dentro una ferita
profonda, avevo nove anni, mi sentivo tanto sola, pur essendo
stata ricongiunta ai miei fratelli, ma il mio unico pensiero era
di ritornare dai miei zii, chiedevo sempre a mia madre: “quando
mi porti da zia Caterina?” e insistevo fino al punto che lei
si arrabbiava e mi sgridava.
Mi domandavo: “dove sono capitata?”. Mi affacciavo al
balcone e vedevo solo palazzi, le montagne non c’erano; passavano
gli aerei e io correvo sul balcone e alzavo lo sguardo al
cielo, volavano bassi: dalla finestra della camera si vedeva la
ferrovia, vedevo i treni passare e pensavo sempre alla mia
valle
ai miei zii e mi mancava tanto il loro affetto. Dentro avevo
tanta malinconia e una nostalgia devastante.
Anche adesso, mentre scrivo, ho un nodo in gola. Per stare
più vicina a mia zia, un giorno presi ago e filo da cucito, un
pezzo di stoffa e iniziai a fare dei punti perchè lei ricamava e
ricama ancora adesso, era l’unico modo che avevo per esorcizzare
la nostalgia di lei e ho continuato a farlo giorno dopo
giorno. Ancora adesso ricamo, nonostante i miei problemi
agli occhi.
I miei ricami li dono ed è come dare una parte di me stessa
a chi li riceve: ci metto tanto affetto mentre ricamo; metto il
mio tempo che rimane impresso sulla tela Aida e i pensieri che
mi passano nella mente, non sono concentrata sul lavoro che
eseguo, ma penso a tante altre cose; sembra impossibile, ma
mi capita spesso di pensare ad altro.
Nell’ottantadue mi sono sposata con Duilio, avevo ventidue
anni, un matrimonio sereno che si prolunga ai nostri giorni.
Dal matrimonio è nata Laura che adesso ha ventitre anni, da
piccola la portavo a Cividate Camuno a trascorrere le vacanze
insieme a me. Vado spesso a trovare la mia cara zia e quando
ritorno a casa mi rimane il magone per un po’ di giorni, poi
mi butto nel lavoro.
da dove iniziare; non sono abituata a scrivere e preferisco
parlare, fin da bambina ero una chiacchierona.
Sono la quarta di sei fratelli e all’età di quattro anni, dopo
la morte di mio padre, sono stata affidata ai miei zii Caterina
e Simone.
Con loro ho trascorso un’infanzia serena, ero la piccola di
casa, i miei cugini Stefano e Cecilia erano grandi e mi coccolavano.
Stefano mi portava sul suo Ape colore verde militare,
ricordo anche i doni di santa Lucia e in particolare un
passeggino rosso e tante bambole, non mancava il carbone di
zucchero e tanti dolci.
Trascorrevo le mie giornate spensierate a Cividate Camuno
in Valle Camonica in provincia di Brescia: un piccolo paese
dove ci si conosceva tutti. Mi ricordo i carri trainati dai cavalli
e, a volte, mi sedevo in fondo al carro e mi lasciavo trasportare
per alcuni tratti di strada.
Nella contrada passavano le mucche che andavano ad abbeverarsi
alla fontana sotto la chiesetta di Santo Stefano e a
me facevano paura; ricordo gli anziani seduti fuori dall’uscio
di casa, li salutavo e mi fermavo a parlare con loro.
Un giorno si rifece viva mia madre e mi riportò a San Giuliano
Milanese; questo distacco mi lasciò dentro una ferita
profonda, avevo nove anni, mi sentivo tanto sola, pur essendo
stata ricongiunta ai miei fratelli, ma il mio unico pensiero era
di ritornare dai miei zii, chiedevo sempre a mia madre: “quando
mi porti da zia Caterina?” e insistevo fino al punto che lei
si arrabbiava e mi sgridava.
Mi domandavo: “dove sono capitata?”. Mi affacciavo al
balcone e vedevo solo palazzi, le montagne non c’erano; passavano
gli aerei e io correvo sul balcone e alzavo lo sguardo al
cielo, volavano bassi: dalla finestra della camera si vedeva la
ferrovia, vedevo i treni passare e pensavo sempre alla mia
valle
ai miei zii e mi mancava tanto il loro affetto. Dentro avevo
tanta malinconia e una nostalgia devastante.
Anche adesso, mentre scrivo, ho un nodo in gola. Per stare
più vicina a mia zia, un giorno presi ago e filo da cucito, un
pezzo di stoffa e iniziai a fare dei punti perchè lei ricamava e
ricama ancora adesso, era l’unico modo che avevo per esorcizzare
la nostalgia di lei e ho continuato a farlo giorno dopo
giorno. Ancora adesso ricamo, nonostante i miei problemi
agli occhi.
I miei ricami li dono ed è come dare una parte di me stessa
a chi li riceve: ci metto tanto affetto mentre ricamo; metto il
mio tempo che rimane impresso sulla tela Aida e i pensieri che
mi passano nella mente, non sono concentrata sul lavoro che
eseguo, ma penso a tante altre cose; sembra impossibile, ma
mi capita spesso di pensare ad altro.
Nell’ottantadue mi sono sposata con Duilio, avevo ventidue
anni, un matrimonio sereno che si prolunga ai nostri giorni.
Dal matrimonio è nata Laura che adesso ha ventitre anni, da
piccola la portavo a Cividate Camuno a trascorrere le vacanze
insieme a me. Vado spesso a trovare la mia cara zia e quando
ritorno a casa mi rimane il magone per un po’ di giorni, poi
mi butto nel lavoro.
Mi fa piacere donare, fin da bambina venivo sgridata da
mia madre perché regalavo tutto, ma questo è un mio modo
di volere bene.
Una volta “regalai” la mia bicicletta, per modo di dire perché,
la facevo usare a tutti, morale, mia madre si arrabbiò parecchio
e io invece mi sentivo felice di averlo fatto.
Il mio motto è: “il 3000 non lo festeggia nessuno”.
A tutti chiedo se hanno bimbi o animali. Io ho due gatti:
Cercherò di farvi entrare nel mio mondo con
i miei “Punti di vista... con affetto”. tratto dal mio libro . Pubblicato nel 2010 la mia zia ci ha lasciati l'anti vigilia del Natale 2016 Stefano mio cugino si è spento all'età di 46 anni.il 25 marzo il giorno del compleanno della sua mamma..la mia zia ( Caterina)
mia madre perché regalavo tutto, ma questo è un mio modo
di volere bene.
Una volta “regalai” la mia bicicletta, per modo di dire perché,
la facevo usare a tutti, morale, mia madre si arrabbiò parecchio
e io invece mi sentivo felice di averlo fatto.
Il mio motto è: “il 3000 non lo festeggia nessuno”.
A tutti chiedo se hanno bimbi o animali. Io ho due gatti:
Cercherò di farvi entrare nel mio mondo con
i miei “Punti di vista... con affetto”. tratto dal mio libro . Pubblicato nel 2010 la mia zia ci ha lasciati l'anti vigilia del Natale 2016 Stefano mio cugino si è spento all'età di 46 anni.il 25 marzo il giorno del compleanno della sua mamma..la mia zia ( Caterina)
la Cominotti
la mia cara zia Caterina
Nessun commento:
Posta un commento